12 gennaio 2018

Energia locale. Intervista con Achille Variati (UPI): 'come vedo il futuro delle Province'

Di Maria Enrica Rubino

Sta per prendere il via la due giorni “Energia locale. Per amministrare il futuro”, l’assemblea nazionale che vedrà la partecipazione di tutti gli amministratori locali del Pd.

In viaggio verso Torino anche il Sindaco di Vicenza e Presidente dell’Unione delle Province Italiane, Achille Variati, tra gli amministratori partecipanti all’Assemblea.

Cosa sono le Province oggi?
«L’Ente intermedio confermato in Costituzione che ha un ruolo molto importante: rappresentare quello che io chiamo la “casa dei Comuni”, ovvero in luogo in cui i Comuni si confrontano e gestiscono insieme problematiche di area vasta: strade, scuole, ambiente e tute le funzioni che le Regioni delegano a questo ente intermedio. Sarebbe stato un errore cancellarle»



E dopo la recente Legge di Bilancio?
«Anche con l’ultima legge di Bilancio è stato confermato un finanziamento importante per le Province , dopo una serie di tagli ‘irragionevoli’, mettendo in crisi servizi essenziali ai cittadini. Le parlo della manutenzione di 130 mila chilometri di strade provinciali, 5.200 plessi scolastici, dove studiano 2 milioni e mezzo di studenti del nostro Paese».

Nel rapporto tra Comuni e Regioni, qual è il ruolo delle Province?
«Basti pensare al fatto che molte Regioni delegano materie urbanistiche, ovviamente normalmente i servizi che l’ente intermedio presta ai Comuni hanno delle risposte anche in termini di tempi, molto più efficienti rispetto ai tempi della burocrazia regionale. È auspicabile che buona parte del potere amministrativo stia giù, d’altra parte il ruolo fondamentale delle Province non è quello di gestire il potere amministrativo, ma di fare legislazione, coordinamento e programmazione. Pertanto, le Province non dovrebbero avere quasi nessuna competenza amministrativa».

Come vede il futuro delle Province?
«Lo vedo bene perché c’è una nuova consapevolezza, vi è stata anche una semplificazione per cui non sono più un tabù. Anche la stesa riforma costituzionale di Matteo Renzi le toglieva come organo costituzionale, ma faceva nascere le c.d. aree vaste, quindi, in realtà non le eliminava del tutto. Forse, però, è meglio lasciarle per quelle che sono. In uno Stato giovane come il nostro le Province sono elementi identitari in cui ogni italiano si riconosce».

Pensa che l’elezione degli organi di rappresentanza debba continuare ad essere indiretta come previsto nella Delrio?
«Qui vi è un dibattito aperto, specie nel momento in cui verrà tagliata la Delrio. La tesi che noi amministratori del Pd portiamo avanti è quella di mantenere l’elezione indiretta della Provincia, confermandola in quella espressione a cui accennavo prima, ovvero la ‘casa dei Comuni’. Dunque organi eletti dagli amministratori locali e fatti di amministratori locali. Questo dibattito apparterrà al Parlamento che verrà».