Di Maria Enrica Rubino
Diciotto mesi di indagini, processi e sentenze. È
quanto è servito a delineare un quadro aggiornato dei fenomeni mafiosi nel
Lazio. “Oltre 90 clan presenti nella regione, un mix di mafie, boss, killer di
professione, clan autoctoni, narcotrafficanti internazionali e locali, reti di
corruzione. Il numero dei gruppi criminali
storicamente presenti nella regione dagli anni Settanta a oggi è di 154. Di
questi, 62 clan sono stati tracciati da indagini e processi ma non sono più
citati in indagini giudiziarie o rapporti istituzionali da almeno 4 anni”.
A spiegarlo è Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio
Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, in
occasione della presentazione del terzo Rapporto “Mafie nel Lazio”, questa
mattina con il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il Presidente
dell’Associazione Libera, Don Luigi Ciotti, il Questore di Roma, Guido Marino,
il Prefetto di Roma, Paola Basilone.
Una realtà, quelle delle organizzazioni criminali
nella regione e, in particolare, nella Capitale, fotografata e sintetizzata nel terzo Rapporto.
“Uno degli elementi di maggior preoccupazione è il narcotraffico internazionale:
a Roma avvengono le trattative legate al narcotraffico nel sud America.
Sono,
infatti, oltre 100 le piazze di spaccio gestite h24 sul modello Scampia” spiega
Cioffredi. “Si consolida anche l’attività dei clan autoctoni: Fasciani, Spada,
Casamonica” continua lo stesso. E poi l’espansione ‘orizzontale’ dell’elemento
mafioso con la cosiddetta ‘borghesia mafiosa’: metodo che arriva a creare i ‘facilitatori’
ovvero professionisti, bancari. “Non meno gravi sono poi i ricorrenti e diffusi
episodi di minacce e intimidazione che coinvolgono gli amministratori locali,
ma anche commercianti e imprenditori” precisa il Presidente dell’Osservatorio.
Un intero capitolo del Rapporto è dedicato, infatti, al racconto dell’attività
d’indagine nelle province di Roma, Latina, Aprilia, Frosinone e le mafie al
nord del Lazio, che spesso hanno coinvolto anche amministratori locali e loro
familiari.
“Non deleghiamo agli altri la lotta alla mafia” - ha
detto il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, intervenendo nel
dibattito – “per questo abbiamo deciso di coordinare le forze dell’ordine per dare
un quadro esaustivo della verità”. Zingaretti ha ribadito l’importanza della costruzione
di “strumenti di prevenzione e dissuasione” tra cui “utili corsi di formazione
con amministratori comunali, il lavoro di digitalizzazione di tutti i processi
amministrativi della Regione”. Per il Presidente della Regione Lazio “dietro l’omertà
c’è pigrizia, opportunismo, non conoscenza e ignoranza” e, di qui, l’importanza
di contrastare il fenomeno delle mafie anche attraverso l’informazione e,
quindi, la diffusione del testo. “Si apre una nuova stagione di impegno per
lottare contro il male e sconfiggerlo” ha concluso Zingaretti.
Per Don Ciotti, Presidente dell’Associazione ‘Libera’,
nel nostro Paese vi è “l’assenza di un’azione organica su diversi livelli”.
Così come “serve una legge concreta e categorica
sul gioco d’azzardo, mentre sulla droga siamo tornati ai massimi livelli”
ha detto Don Ciotti, citando, poi, Don Luigi Sturzo: “la mafia ha i piedi in
Sicilia ma forse ha la testa a Roma”.
Sono intervenuti al dibattito
Gen. Antonio De Vita (Comandante
Provinciale Carabinieri di Roma), Col.
Gerardo Mastrodomenico (Comandante G.I.C.O. della G.d.F.), Col. Francesco Gosciu (Capo
Centro Operativo DIA di Roma).