Di Maria Enrica Rubino
Giornata di file e di via vai dalla sala del Mappamondo di
Montecitorio, quella di martedì 20 marzo, per i neo eletti deputati della XVIII
legislatura che devono, per prassi, sbrigare i primi adempimenti
amministrativi: l’acquisizione della fotografia e della firma autografa, la
registrazione dei dati anagrafici, il rilascio delle credenziali per l’accesso
alla piattaforma web.
Ma in fila, nella stessa mattinata, non ci sono solo i nuovi
deputati che, tra sorrisi emozionati e sguardi spaesati (“dov’è il Transatlantico?” domandano ai
commessi) iniziano a familiarizzare con il nuovo luogo di lavoro, da venerdì
23. Sono in fila davanti all’ufficio del direttore generale del Gruppo Pd i
dipendenti, indubbiamente meno entusiasti e decisamente più silenziosi,
convocati dallo stesso per ritirare la lettera di licenziamento, datata 19
marzo.
Sarebbero 120 i dipendenti del gruppo Pd ad essere interessati
dal licenziamento collettivo. Situazione che di per sé rientrerebbe nella prassi
in seguito alla conclusione di una legislatura e, quindi, alla ‘scadenza’ dei
contratti dei dipendenti del Gruppo che vengono rinnovati di legislatura in
legislatura. Ma questa volta si prospetta uno scenario decisamente meno roseo.
Infatti il dimezzamento dei senatori del Pd e la riduzione a un terzo dei
deputati dello stesso partito dopo l'esito delle elezioni del 4 marzo e, quindi, la riduzione dei finanziamenti da 14
milioni di euro circa a poco meno di 5 milioni di euro comporterà inevitabilmente
un dimezzamento del personale.
E ancor meno rassicurante della comunicazione della ‘messa
in mobilità’ dei 120 dipendenti è la notizia della riassunzione di 60 degli
stessi. Già, perché “non è chiaro quali siano i criteri che verranno seguiti per il reintegro” lamentano gli stessi
dipendenti. “Chiediamo almeno che abbiano un riguardo particolare per i
lavoratori disabili, le donne, gli over 50” fa presente uno di loro.
Intanto il Gruppo fa sapere che chiede “sia prestata una
specifica e particolare attenzione alla salvaguardia del personale che con
professionalità, impegno e competenza ha lavorato nel Gruppo”, auspicando che “il
patrimonio devoluto” venga destinato a “mitigare gli effetti occupazionali
derivanti dai nuovi assetti parlamentari”.
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