’indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi di tutto il mondo. Lo fa basandosi sull’opinione di esperti e assegnando una valutazione che va da 0, per i Paesi ritenuti molto corrotti, a 100, per quelli “puliti”: il punteggio dell’Italia nel 2023 è 56, lo stesso dello scorso anno e del 2021, ben tre punti in più rispetto al 2020. Dal 2012 sono stati guadagnati 14 punti.
La media dei paesi dell’Europa occidentale è di 65 punti (peggiorata di un punto, rispetto ai 66 dello scorso anno).
I paesi meno corrotti del mondo secondo l’indice di Transparency sono la Danimarca (90 punti), la Finlandia (87) e la Nuova Zelanda (85).
In fondo alla classifica Somalia (punteggio 11), e Venezuela e Siria (punteggio 13).
“La corruzione in Italia non si risolve criticando l’indice di percezione, cioè il termometro che segna la febbre, e che resta uno strumento utile. Lavoriamo invece, insieme, per combatterla”, ha dichiarato il Presidente dell’Autorità Anticorruzione Giuseppe Busìa, in occasione della presentazione del Rapporto di Transparency, a Roma presso Spazio Europa, sede di rappresentanza in Italia della Commissione europea.
“Aggredire il termometro è sbagliato. Vanno usati tutti gli strumenti che vi sono a disposizione, compreso l’indice del rischio di corruzione elaborato da Anac, basato su dati oggettivi. Più combattiamo la corruzione, meglio stiamo tutti”. Busìa ha poi aggiunto che “le misure anticorruzione non sono un adempimento faticoso, ma lo strumento che ci porta a stare meglio”.
Il Presidente di Anac ha poi richiamato all’importanza di una legge di regolamentazione delle lobby, di una normativa che eviti i conflitti d’interesse, stabilendo dei limiti. “Il politico non può ricevere benefici da portatori d’interesse, altrimenti la sua decisione ne viene inficiata. E’interesse di tutti colmare questa carenza oggettiva dell’Italia”.
Busìa ha sollecitato, poi, all’introduzione dell’obbligo del titolare effettivo per le imprese che partecipano alle gare pubbliche. “Il pubblico deve sapere con chi ha a che fare, con chi contratta. E’ uno strumento essenziale per rendere trasparente l’intero processo degli appalti”. Infine, Busìa ha ricordato come “Anac stia lavorando alla realizzazione di una Piattaforma unica della Trasparenza, che consentirà più trasparenza, minori costi e dispendio di tempi ed energie, e minori oneri amministrativi per le Pubbliche amministrazioni. Perché trasparenza è strumento di efficienza”.
Fonte: Anac