di Francesco Chiucchiurlotto.
Non c’è niente di peggio che rimuovere un preconcetto che si è radicato nella memoria e nelle convinzioni sia degli addetti ai lavori di una qualche disciplina, sia dell’opinione pubblica. Nel dibattito pluriventennale sulle riforme istituzionali godono ottima salute due preconcetti: “I Comuni italiani sono troppi; obbligare quelli con meno di 5000 abitanti ad associarsi conviene, anzi è la panacea della PA”.
Per fortuna che accanto ai preconcetti ci sono i numeri che ne possono fare giustizia o quanto meno introdurre ragionevoli dubbi in solide certezze; vediamo…
Non c’è niente di peggio che rimuovere un preconcetto che si è radicato nella memoria e nelle convinzioni sia degli addetti ai lavori di una qualche disciplina, sia dell’opinione pubblica. Nel dibattito pluriventennale sulle riforme istituzionali godono ottima salute due preconcetti: “I Comuni italiani sono troppi; obbligare quelli con meno di 5000 abitanti ad associarsi conviene, anzi è la panacea della PA”.
Per fortuna che accanto ai preconcetti ci sono i numeri che ne possono fare giustizia o quanto meno introdurre ragionevoli dubbi in solide certezze; vediamo…
In Italia ci sono 20 Regioni, 107 Province, 8.093 Comuni
In
Germania, 16 Lander, 295 distretti rurali, 12.900 enti locali
In
Francia, 27 Regioni, 102 Dipartimenti, 36.699 Comuni
In
Spagna, 17 Regioni, 50 Province, 8.116 Comuni
In
Austria, 9 Bundeslander, 99 distretti, 2.357 Comuni
In
Grecia, 13 Regioni, 7 Decentramenti, 325 Comuni
In
Romania, 8 Regioni, 42 Distretti, 217 Città e 2.853 Comuni Rurali
In
Danimarca, 5 Regioni e 98 Comuni
In
Polonia, 16 Regioni, 379 Contee, 2.479 Comuni
In
Cekia, 14 Regioni e 6.251 Comuni
In
Slovacchia 8 Regioni, 79 Distretti, 2.922 Comuni
Si
potrebbe proseguire anche con altri piccoli stati europei, ma lo schema dei tre
livelli istituzionali, uno regionale ed uno comunale “numeroso”, con un livello
intermedio è pressoché confermato in tutti.
Circa
i Comuni, sono quasi sempre il portato storico di aggregazioni civiche antiche
ed antichissime, con insediamenti identitari solidamente consolidatesi nel
tempo.
In
Italia poi ci troviamo di fronte a due istituzioni millenarie: da una parte la
Chiesa Cattolica, dall’altra i Comuni; veri giacimenti di memoria culturale e
storica, con identità sedimentate nel tempo, ricche di arte, folclore,
tipicità, eccellenze: in principio c’erano i Comuni, si usa dire nel descrivere
il carattere nazionale italiano.
Chi
lamenta la “numerosità” dei Comuni italiani, (abbiamo dimostrato che siamo in
pieno dentro la media europea) aggiunge che 5.693 di essi hanno popolazione
inferiore ai 5000 abitanti e che moltissimi, i “Comuni Polvere” sotto i 1000.
La
notazione è accompagnata spesso da commenti di sufficienza e talvolta di
disprezzo, perché superficialmente non si comprende che utilità possa avere un
Comune di 150 abitanti, ancorchè con una storia peculiare alle spalle.
La
superficialità è dovuta non solo all’ignoranza di cosa sia un Comune, come
funzioni ed operi, ma al fatto che non si tiene conto del territorio che esso
amministra; spesso grandissime vastità territoriali, montane ad es., fanno capo
a Comunità di poche centinaia di abitanti.
Infatti
i 5.693 Comuni con popolazione sino a 5.000 abitanti rappresentano il 70,3% dei
Comuni, ma con 10.300.000 residenti soltanto il 17,2% della popolazione
italiana.
Ma
attenzione, governano, cioè manutengono, curano, presidiano ben 164.235 Kmq di
territorio italiano, cioè il 54,5% del totale; allora questo dato non è
significativo almeno quanto quello della popolazione? Certo, chi vota sono i
cittadini e quindi l’espressione politica democratica attiene maggiormente alle
città ed ai Comuni medio grandi, ma ogniqualvolta è in causa il territorio ed i
profili istituzionali, la dignità dei Comuni è paritaria e quella dei
cosiddetti Piccoli altrettanto.
Sarebbe
ora che queste considerazioni, opportunamente approfondite e suffragate da
altri numeri ed analisi, sgombrassero il campo da tante approssimazioni, perché
se la base di una norma, la sua ratio, è
sbagliata, si provocano guasti enormi.
Per
esempio si dice che bisogna ridurre i Comuni Italiani, ciascuno dei quali è
anche un centro di costo, attraverso le fusioni di essi e attraverso
l’associazione obbligatoria delle funzioni attraverso le Unioni di Comuni e le
convenzioni.
Si
è quindi legiferato in tal senso, con scadenze perentorie e minacce di
commissariamento; intanto questa imponente manovra di contenimento della spesa
interessa i Comuni, comparto che cuba l’1,7% della spesa pubblica e soltanto i
cosiddetti Piccoli Comuni; inoltre sino alla Del Rio la forma di associazione
privilegiata era quella delle Unioni.
Vediamo
i numeri: ad oggi ci sono 383 Unioni di Comuni con aderenti 1.969 Comuni, il
24% del totale; ogni Unione di media associa 5,14 Comuni.
Se
tutti i 5.693 Comuni interessati si associassero in Unione di Comuni, avremmo
1.107 Unioni, cioè il numero degli enti locali di prossimità salirebbe dagli
attuali 8.093 a
9.200: roba da matti! Chi lamenta che gli enti locali sono troppi otterrà alla
fine di aumentarne un migliaio.
Certo
che c’è un retro pensiero non confessabile o normabile oggi che è quello di
obbligare i Comuni in Unione a fondersi, come prevedeva all’inizio la legge
n°142/90, ma il fatto stesso che nessuno oggi si azzardi a dirlo apertamente la
dice lunga sulla bontà e praticabilità di tale intento.
Ma
c’è di più: chi assicura che l’associazione di funzioni e servizi porti con se
efficienza, efficacia e soprattutto economicità? Nessuno.
Inoltre
c’è un equivoco di fondo tra rappresentanza politica, propria del nuovo ente
locale Unione, e le modalità di gestione di funzione e servizi in associazione,
fattibili tranquillamente con consorzi e convenzioni liberamente costituiti.
La
gestione, che si è affermata come distinta dalla politica amministrativa con le
famose Bassanini, attiene alla sfera esecutiva di dirigenti, responsabili dei
servizi ed impiegati a cominciare dai segretari comunali e non alla
rappresentanza politico istituzionale che addirittura coinvolge anche le
minoranze consiliari, con i guasti che consenguono, come la vicenda delle
Comunità Montane ha ampiamente dimostrato.
Inoltre
le Unioni, interessando l’obbligo soltanto i cosiddetti Piccoli Comuni,
disegnano un territorio a macchia di leopardo, incoerente e variabile con il
variare degli umori politici delle maggioranze che si succedono, facendo
crescere gli interlocutori per enti intermedi e Regioni, invece di semplificare
e razionalizzare.
I numeri, bontà loro, sono come gli scogli: riemergono lucidi ed immutabili dopo ogni ondata di chiacchiere e di pessime leggi.
I numeri, bontà loro, sono come gli scogli: riemergono lucidi ed immutabili dopo ogni ondata di chiacchiere e di pessime leggi.