Dal 2015 gli Enti Locali saranno protagonisti di numerosi cambiamenti avviati prima con il Dl 66 del 2014 e poi con la Legge di stabilità per il 2015. Quest’ultima è stata oggetto di numerose critiche e altrettanti apprezzamenti. L’aspetto più rilevante per i Comuni riguarda sicuramente il personale. Il Legislatore ha introdotto un vincolo sulle assunzioni di personale
nel biennio 2015-2016, anni in cui le PA potranno procedere ad assunzioni esclusivamente per i vincitori di concorsi conclusi entro il 31 dicembre 2014 e per i dipendenti in mobilità provenienti dalle province, pena: la nullità dell’assunzione.
Nel più ampio contesto di riforme rivolte alla semplificazione e digitalizzazione della PA è stato introdotto un nuovo sistema di pagamenti per le operazioni economiche nei confronti degli enti pubblici, per il quale alle fatture emesse dal 1 gennaio 2015 si applica il c.d. “Split Payment”, ovvero un sistema di scissione dei pagamenti per cui le amministrazioni acquirenti di beni e servizi devono versare direttamente all’erario l’Imposta sul Valore Aggiunto addebitategli dal fornitore. Successivamente è intervenuto un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze per dettare le modalità applicative di questo nuovo sistema. Fermi restando gli aspetti sicuramente positivi che il provvedimento di bilancio ha introdotto o quanto meno innovativi per gli Enti Locali, per contro si è realizzata una stretta ai bilanci delle PA, Il taglio posto in carico alle amministrazioni locali comporta uno sforzo ancora maggiore per i Comuni; dei 16, 6 miliardi di euro di tagli alla spesa previsti dal provvedimento, circa il 49% sono a carico di comuni province e regioni. Gli Enti Locali subiranno un taglio al fondo di solidarietà comunale di 1 miliardo per il 2015, di 2 miliardi per il 2016 e di 3 miliardi per il 2017, ma allo stesso tempo è stata introdotta una modifica normativa che incrementa la quota del Fondo spettante ai Comuni del 10% prevedendone la ripartizione sulla base delle capacità fiscali, ovvero sulla differenza tra la capacità fiscale standard e i fabbisogni standard.
nel biennio 2015-2016, anni in cui le PA potranno procedere ad assunzioni esclusivamente per i vincitori di concorsi conclusi entro il 31 dicembre 2014 e per i dipendenti in mobilità provenienti dalle province, pena: la nullità dell’assunzione.
Nel più ampio contesto di riforme rivolte alla semplificazione e digitalizzazione della PA è stato introdotto un nuovo sistema di pagamenti per le operazioni economiche nei confronti degli enti pubblici, per il quale alle fatture emesse dal 1 gennaio 2015 si applica il c.d. “Split Payment”, ovvero un sistema di scissione dei pagamenti per cui le amministrazioni acquirenti di beni e servizi devono versare direttamente all’erario l’Imposta sul Valore Aggiunto addebitategli dal fornitore. Successivamente è intervenuto un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze per dettare le modalità applicative di questo nuovo sistema. Fermi restando gli aspetti sicuramente positivi che il provvedimento di bilancio ha introdotto o quanto meno innovativi per gli Enti Locali, per contro si è realizzata una stretta ai bilanci delle PA, Il taglio posto in carico alle amministrazioni locali comporta uno sforzo ancora maggiore per i Comuni; dei 16, 6 miliardi di euro di tagli alla spesa previsti dal provvedimento, circa il 49% sono a carico di comuni province e regioni. Gli Enti Locali subiranno un taglio al fondo di solidarietà comunale di 1 miliardo per il 2015, di 2 miliardi per il 2016 e di 3 miliardi per il 2017, ma allo stesso tempo è stata introdotta una modifica normativa che incrementa la quota del Fondo spettante ai Comuni del 10% prevedendone la ripartizione sulla base delle capacità fiscali, ovvero sulla differenza tra la capacità fiscale standard e i fabbisogni standard.
Questa legge di bilancio si inserisce nel già complesso quadro di riforme che
vede gli Enti Locali protagonisti tra obiettivi di semplificazione e nuove
modalità operative, coinvolti nel processo di cambiamento, difficile ma
necessario, in cui gli amministratori si trovano a dover garantire l’efficienza
dei servizi al cittadino e devono farlo pur in presenza di poche risorse. Si
auspica che la riforma della pubblica amministrazione si concretizzi quanto
prima e nel rispetto di criteri di efficienza ed economicità che la legge di
stabilità per il 2015 ha l’obiettivo di perseguire.
Per quanto
riguarda il patto di stabilità interno, la legge di bilancio prevede una
riduzione degli obiettivi del Patto che equivale a 2,9 miliardi di spesa in più
per le amministrazioni locali, province e regioni dal 2015. La scelta di
riduzione degli obiettivi del PSI, al fine di semplificare l’operatività delle
amministrazioni, si pone in correlazione con il nuovo processo di
armonizzazione contabile che le amministrazioni stanno avviando nel 2015. Presso
gli Enti Locali viene istituito un Fondo crediti di dubbia esigibilità, per il
quale la legge di stabilità ha previsto che gli EE.LL. dovranno iscrivere in
bilancio una quota di ammortamento pari almeno al 36% per l’anno corrente che
aumenterà fino all’85% nel 2018, introducendo inoltre delle modifiche rispetto
al tema di copertura dell’eventuale disavanzo di amministrazione in conseguenza
al riaccertamento straordinario dei residui.
Un’ulteriore novità che deriva dalla legge di bilancio per il 2015, oltre alla
riduzione degli obiettivi del patto, è l’aumento di due punti percentuali del
limite all’indebitamento previsto dal Dlgs 267/2010, ovvero si passa dall’8% al
10%. Al contempo sono previsti incentivi in favore di unioni di comuni e una
riorganizzazione delle società partecipate locali da concludersi entro il 31
dicembre 2015; l’obiettivo è quello ridurre il numero delle società e di
sopprimere quelle che risultino composte da soli amministratori o comunque da
un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti.
In
tema di fiscalità locale il provvedimento di bilancio posticipa al 2016 l’avvio
della Local Tax e prevede un
congelamento delle aliquote TASI, che se è vero che impedisce un aumento del
carico tributario, è anche vero che provocherà non pochi problemi per quegli
enti che hanno spazi fiscali ridotti non prevedendo per questi ultimi alcun
contributo. In particolare, con il provvedimento il Legislatore ha tentato di
rimediare alla riduzione di gettito derivante dall’Imu agricola provocato agli
Enti a seguito dell’emanazione del DM del 28 novembre 2014, con il quale si
erano ridotti i comuni classificati come agricoli e quindi esenti dal pagamento
dell’imposta. In linea con quest’obiettivo, l’esecutivo ha emanato un ulteriore
decreto ripristinando i parametri di classificazione montana, utilizzando la
classificazione Istat, e indicando i soggetti passivi dell’imposta escludendo
però dall’obbligo contributivo per l’anno 2014 i terreni esentati in virtù del
DM di novembre.