di Alessandra De Santis
“Onorevoli
Senatori – (…)Se si parla di moralizzare la vita pubblica(…) A questo scopo con
il disegno di legge, che ho l’onore di presentare, viene fatto obbligo ai
rappresentanti dei partiti di depositare nella cancelleria del tribunale
competente lo statuto e le successive variazioni, firmato dal presidente e dal
segretario generale. Questo atto basta per potere attribuire al partito la
personalità giuridica e in tale veste potere anche possedere beni stabili e
mobili senza alcuna autorizzazione preventiva(…)Non ho previsto il caso che lo
statuto contenga disposizioni non consoni al metodo democratico prescritto
dalla Costituzione(…) una volta stabilito l’obbligo del deposito dello statuto
con l’effetto dell’acquisto della personalità giuridica, la discussione sul
metodo democratico dei partiti prenderà aspetto concreto in base ad una
elaborazione teorica e pratica che non mancherà da parte di giuristi e di
interessati(…)Occorre ridare fiducia al Paese che la legge dovrà essere
osservata e che la moralizzazione della vita pubblica non ammette
condiscendenze riguardo la formazione del principale e fondamentale organo
statale, il Parlamento, sul quale poggia tutta la struttura politico-giuridica
della Repubblica italiana”. Estratto dal Comunicato alla presidenza il 16
settembre 1958, DL d’iniziativa del senatore Luigi Sturzo: Disposizioni riguardanti i partiti politici
e i candidati alle elezioni politiche e amministrative
Eravamo appena alla III
Legislatura della nostra giovane Repubblica e già si sentiva la necessità di
definire la democrazia interna dei partiti politici. Dal 1958 i problemi legati
ai finanziamenti ai partiti, la necessità di una maggiore trasparenza e nuove
regole interne, si sono acuiti e appesantiti. La scarsa partecipazione dei
cittadini alle elezioni per le cariche elettive istituzionali è un chiaro
segnale di crisi politica. Cittadini sempre più distanti e disillusi dalle
organizzazioni partitiche che, criticabili quanto indispensabili, rimangono lo
strumento principale per governare la democrazia.
I partiti politici sono organizzazioni volontarie
di uomini e donne, che selezionano il personale politico agli incarichi
pubblici elettivi e di rappresentanza, hanno una missione nel paese che
coinvolge interessi comuni, la cui verifica di convergenza avviene attraverso
la preferenza ad uno piuttosto che ad un altro candidato. Quasi tutti i sistemi
politici nel mondo sono diventati democratici anche grazie ai partiti, alla loro organizzazione e attività. I
partiti “sono la democrazia che si organizza” secondo una definizione di
Togliatti, ma l’autoreferenzialità, la caduta morale, hanno fatto si che oggi
oggi i partiti politici siano percepiti dalla pubblica opinione come il simbolo
della corruzione e della inerzia del Paese. Bisogna sottolineare che oggi la
crisi della rappresentatività è diffusa e non riguarda solo i partiti politici
ma investe in modo greve anche le organizzazioni sindacali e i rappresentanti
di categorie datoriali e sociali.
L’intervento sopra riportato di Luigi Sturzo, dimostra
però che i partiti politici hanno inaugurato la crisi di rappresentatività
prima di altre organizzazioni. Negli ultimi anni, complice anche la grande
crisi economica e politica internazionale, c’è stato un proliferare di
movimenti populisti e di partiti personali, che hanno messo a rischio la tenuta
stessa dei Paesi democratici. L’Italia non è stata tra gli esclusi e la
dimostrazione è la bassa affluenza al voto degli elettori, per la prima volta
registrata in modo sostenuto anche a livello locale (basta ricordare ad esempio
il risultato dell’affluenza al voto alle ultime elezioni regionali in Emilia
Romagna, da sempre regione civica e virtuosa, dove si è registrato un calo
vertiginoso di partecipazione).
La presa di coscienza della classe politica
italiana sul tema della partecipazione, ha fatto si che molti parlamentari presentassero
diversi progetti di legge per cercare di arginare il rischio di una crisi
politica e di rappresentatività irreversibile. Si discute in questi giorni in
commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, per la prima volta
su questo tema, un testo di legge unificato sull’attuazione dell’articolo 49
della Costituzione, dal titolo: Disposizioni in materia di disciplina dei partiti politici. Norme per
favorire la trasparenza e la partecipazione democratica.
L’articolo 49 della Costituzione, è bene
ricordarlo, recita : “Tutti i cittadini hanno diritto di
associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale”.
Dopo
la proposta di Luigi Sturzo, bisogna arrivare alla XIII legislatura per vedere una
proposta organica di regolazione normativa dei partiti politici, con A.C. 5326, “Norme
sulla democrazia interna dei partiti, sulla selezione delle candidature e sul
finanziamento” che venne presentata dall’on.
Claudia Mancina il 20 ottobre del 1998. La crisi politica di quegli anni (il
triste periodo di “tangentopoli”) aveva prodotto un discredito dei partiti tale
da far pensare di non poter più svolgere l’importante funzione nazionale
assegnata loro dalla Costituzione. Arrivarono poi le proposte presentate dell’
On. Maurizio Turco, e poi quelle di Castagnetti, Pisicchio, Sposetti, Veltroni
ecc., questo a conferma che la crisi
politica, mai risolta, si è invece
cronicizzata negli anni.
Giunti
alla XVII legislatura, si registra però un dato positivo, dai i testi degli
onorevoli di Marco Meloni, Fontanelli, Formisano, Guerini, Palese, Roberta
Agostini, Zampa, D’Alia, Roccella, Centemero, Carloni, Gigli, Quaranta,
Mazziotti di Celso, Toninelli, D’Attorre, Mucci, Vargiu e Misuraca, si è
arrivati alla proposta di legge del testo unificato n. 2839. Questo dimostra la
volontà di affrontare davvero il problema. Leggendo le tante proposte, da quella
del 1958 in poi, si ha la conferma di quanto siano tutte frutto del momento
storico in cui sono state formulate. Sturzo chiedeva la personalità giuridica
del partito attraverso la registrazione dello Statuto del partito, ad oggi,
nella nuova proposta, si è invece deciso che lo Statuto non è elemento
fondamentale in quanto tutti i cittadini possono liberamente associarsi e
concorrere alla vita politica nazionale.
Il
testo unificato adottato oggi come testo base, è suddiviso in 9 articoli
seguiti da altrettanti titoli, importanti per capire cosa questa legge si
propone di regolamentare. Non riporto qui il testo, non solo per mancanza di
spazio, ma soprattutto perché è ancora in discussione e in questi giorni si
concluderanno le votazioni sui circa duecento emendamenti presentati in
commissione. Importate è a mio avviso, riportare almeno i titoli degli
articoli, che possono ovviamente subire variazioni così come il numero stesso
degli articoli, ma che fotografano l’obiettivo e le intenzioni della proposta
di legge.
Art.1 – Finalità - La
presente legge reca disposizioni per la promozione della trasparenza
dell’attività dei partiti, movimenti e gruppi politici e il rafforzamento dei
loro requisiti di democraticità, al fine di favorire la più ampia
partecipazione dei cittadini alla vita politica. Questo articolo, dunque,
ha l’obiettivo chiaro di arginare la crisi politica dei partiti.
Seguono
l’art.2 - norme in materia di
partecipazione politica; art. 3 –norme
di trasparenza in materia di partecipazione alle elezioni della Camera dei
Deputati; art. 4 – elezioni
trasparenti;
art.
5 - trasparenza degli organi, delle
regole interne e delle modalità di selezione delle candidature; art. 6 – trasparenza dei finanziamenti, contributi,
beni e servizi; art. 7 – promozione
dello svolgimento delle attività politiche in favore dei partiti iscritti nel
registro; art. 8 - sanzioni in materia
di trasparenza dei bilanci; art. 9 - abrogazioni
La
proposta di legge segue due direzioni: trasparenza e diritti democratici
interni degli iscritti. Ovviamente non mancano polemiche e divergenze politiche
e ideologiche. Per la prima volta in Parlamento è entrata una forza politica,
il M5S, seconda forza politica parlamentare, che non si definisce partito ma
movimento e questo sta condizionando e condizionerà molto la stesura della
legge. Un movimento nato proprio dalla crisi dei partiti politici e nato contro
il sistema partitocratico. Una bella sfida quella che oggi si sta giocando su
questa proposta di legge, perché da qui, vogliamo sperare, si possa ripartire
per recuperare il senso civico di un paese che dal 1992, ha visto sorgere sulle
macerie dei vecchi partiti di massa, prima partiti personali (come Forza
Italia), poi il proliferare di partiti localistici (leghe, veneta, del sud,
lombarda ecc.) e oggi movimenti
populisti. Dalla crisi del 1992 dopo anni di elaborazione politica è
nato, tra le forze del vecchio centro sinistra il Partito Democratico, che
sconta ancora la sua “giovinezza” e risente della tentazione di cedere alle
tendenze in atto. Un partito, il PD, a cui manca un fondamentale requisito che
è la base per una organizzazione democratica interna, un vero organismo
collegiale che conti veramente. Un grande partito che non ha ancora deciso se
essere “pesante” o “liquido”.
La
crisi dei partiti si può capire ancora meglio guardando a ciò che accade nel
territorio, dove le alleanze politiche vengono stabilite spesso da notabili
locali, senza nessuna discussione in organismi di partiti legittimati, partiti spesso
dissolti dai debiti e da personalismi esasperati. Dove la selezione delle
classi dirigenti è inesistente e si assiste sempre più spesso al rafforzamento
di blocchi clientelari che fanno riferimento a gruppi di interessi o a famiglie
che “ereditano” cariche elettive e che selezionano classe dirigente tra i
parenti. Un “familismo amorale” che ha conquistato tutti gli angoli della
politica italiana, rendendola spigolosa ai tanti che vorrebbero contribuire
alla crescita del proprio territorio.
Questa
situazione rende ancor più importante, a mio parere, il tentativo di attuare l’articolo 49 della
Costituzione è importati sono i punti su cui si regge questa proposta. L’on.
Richetti, che è il relatore della legge in Commissione, ha affermato che “ l’opacità dei partiti politici oggi deve far
posto ad un partito che diventa “grande vetrata”, che non respinge, ma invita
ad entrare”, che invita a partecipare
alla vita politica del Paese attraverso un’organizzazione democratica.
I
punti qualificanti della proposta di legge dunque sono: trasparenza e diritti
democratici interni, che vuol dire anche garanzia della rappresentanza di
genere, diritti degli iscritti, rispetto delle minoranze politiche, rafforzamento
degli organi collegiali, finanziamento, metodo di selezione delle candidature,
formazione, partecipazione.
La
democrazia non è un fatto naturale, ma regole complesse e ci sono alcuni rischi
nel regolamentarla. Durante l’indagine conoscitiva in I commissione alla
Camera, tra gli studiosi auditi, non tutti erano d’accordo sulla necessità di
attuare l’art. 49, ritenendolo un articolo di senso compiuto e non rimesso ad
alcuna discrezionalità. Qualcuno ha evidenziato che si corrono seri rischi se
sull’organizzazione interna dei partiti debba mettere mano la magistratura
invece che gli organi collegiali del partito stesso. C’è chi come Ilvo Diamanti
consiglia di non regolamentare l’articolo 49 perché si potrebbe correre il
rischio di indebolire ulteriormente i partiti se istituzionalizzati, ricordando
che oggi, solo il 7% degli italiani ha fiducia in essi.
Rimaniamo
in attesa di leggere il testo definitivo, consapevoli del fatto che questa
proposta è uno solo dei tentativi che la politica deve intraprendere per
risanare la nostra democrazia e riscrivere le regole della partecipazione. E’
un buon momento, malgrado l’eterogeneità di cui si compone il nostro parlamento
e i partiti che ne fanno parte, è un buon momento per provare a riscrivere le
regole del futuro, e malgrado il dissenso di molti
studiosi, ci auguriamo davvero che questa volta la classe politica mostri il
meglio di se stessa, partendo da un piccolo e importante articolo della
Costituzione, per ricominciare a dare speranza a chi ha voglia di partecipare e
mettersi in gioco.
20 maggio 2016