di Maria Enrica Rubino
Arriva il via libera della Cassazione alle firme
raccolte per promuovere il Referendum Costituzionale, indirizzata ai promotori
della raccolta, tra cui il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda.
Prosegue, intanto, la campagna per promuovere il ‘Sì’
al Referendum Costituzionale promossa da Legautonomie. La più recente delle
iniziative, organizzata da Legautonomie Lazio, si è svolta lo scorso 7 maggio a
Fiuggi con la partecipazione di esponenti nazionali del Pd, rappresentanti
delle Province, docenti universitari e amministratori locali.
«La riforma costituzionale non modifica in alcun
modo quei principi fondamentali che rappresentano il cuore del nostro essere e
che fanno della nostra Costituzione la più bella del mondo: il diritto
all’uguaglianza, il diritto al lavoro, la libertà di espressione» così Bruno Manzi, Presidente di Legautonomie
Lazio, è intervenuto nel corso del convegno “Una riforma per cambiare l’Italia, per il Senato delle Autonomie”.
Manzi ha spiegato che il nostro sistema istituzionale dovrebbe essere
«adeguato» perché «non è più efficiente». «La seconda parte della Costituzione
italiana – ha proseguito Manzi - pensava a un’Italia dentro l’Italia, mentre
oggi il contesto istituzionale è cambiato, pertanto è opportuno che questo sia
adeguato. Credo che con la riforma che viene portata in campo, ci si adegui al
disegno tracciato dai padri costituenti».
«La Riforma serve all’Italia e va difesa in attacco»
ha esordito l’On. Luigi Zanda,
Capogruppo Pd al Senato, proseguendo: «la Riforma del sistema istituzionale è
la prima riforma per risolvere il problema della riforma economica. La lentezza
del sistema decisionale è uno dei nostri problemi, basti pensare che questo Ddl
ha dovuto attraversare sei passaggi parlamentari dopo due anni di lavori. Siamo
obbligati a sostenere la riforma per il Paese. La posta in gioco riguarda il
nostro sistema».
La deputata Pd con delega agli Enti locali, Valentina Paris con il suo intervento ha
argomentato le ragioni e le difficoltà determinanti la scelta di non costruire
un Senato delle Autonomie con i sindaci:
«Se in questa legislatura non ci fossero state tante esperienze di
amministratori locali, probabilmente non sarebbe stato necessario trovare un punto di
equilibrio tra la presenza degli amministratori locali e dei consiglieri
comunali. Vi era il bisogno di applicare il Titolo V della nostra costituzione
per fare in modo che ci fosse un punto di equilibrio tra legislatori e chi deve
occuparsi di applicare quelle norme, ovvero il sindaco dentro le proprie
autonomie locali, che, evidentemente, può essere un supporto. Se avessimo
realizzato un Senato delle Autonomie con i sindaci, avremmo mantenuto tutte le
difficoltà che ci sono oggi nel conflitto tra legislatore nazionale e
legislatore regionale».
Davide
Antonio Ambroselli, docente dell’Università degli Studi di
Cassino e del Lazio Meridionale, ha ripercorso con il suo intervento alcune
delle fasi storiche che hanno condotto alla stesura della Costituzione,
soffermandosi anche sulle caratteristiche della stessa, spiegando: «la
revisione costituzionale, su cui saranno chiamati ad esprimersi i cittadini nel
mese di ottobre, è frutto non del pensiero di questo Governo, ma della
sedimentazione del pensiero e di una riflessione costituzionale che trae
origine sin dal momento della stesura della carta stessa, all'interno dello
stesso organo chiamato a redigere la Costituzione. Ma il superamento del
bicameralismo perfetto rappresenta solo l'elemento più noto della riforma: nel
ddl Boschi-Renzi c'è molto di più. Si superano le competenze concorrenti tra
Stato e Regione, che tanto hanno impegnato la Corte costituzionale nella veste
di arbitro tra le contendenti, si creano canali preferenziali per quei provvedimenti ritenuti di particolare
importanza per il Governo, si avvicinano le scelte ai cittadini, tramite il
rafforzamento degli istituti di democrazia diretta. In conclusione si tratta di
una buona riforma, e questo lo si capisce anche dalle sterili argomentazioni
delle opposizioni prima, e dei comitati del no, poi. Una cosa fatta bene può
essere fatta meglio, questo è noto, ma è corretto incominciare con questa
riforma, per poter dare nuova linfa al sistema istituzionale, da troppo tempo
ingessato in maglie dalla taglia non più adatta ad una società complessa e
poliedrica, quale è quella attuale».
Ad evidenziare gli aspetti positivi della riforma
costituzionale anche l’intervento di Gaetano
Palombelli, responsabile dei rapporti istituzionali UPI: «E’ certamente
curioso che una persona che lavora per il sistema delle Province e degli enti
di area vasta, come me, sostenga le ragioni del Sì ad una riforma
costituzionale che abolisce le Province dalla Costituzione. Ma il mio Sì è
motivato da ragioni profonde, che si legano al principio di autonomia
dell’articolo 5 della Costituzione. La PA italiana – ha proseguito Palombelli -
si presenta ancora oggi come una piramide capovolta, in netta contraddizione
con i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, che pure sono
scritti in una Costituzione formale che non corrisponde alla Costituzione
materiale. La riforma costituzionale approvata e che sarà sottoposta al
referendum confermativo ricostruisce una forma di stato unitaria, in cui i diversi
livelli di governo, invece di competere, collaborano tra di loro e si integrano
reciprocamente, superando la prospettiva federale e recuperando l'impianto
regionale ed autonomista della nostra forma di Stato».
Al dibattito sono intervenuti anche l’On. Mauro Buschini, Assessore Rapporti con il Consiglio regionale del Lazio e Gianfranco Schietroma, Coordinatore segreteria nazionale PSI.