Di
Maria Enrica Rubino
Parte da una delle città del sud Italia maggiormente
interessate dai flussi migratori dei mesi scorsi, Reggio Calabria, la proposta rivolta
al governo di incentivare i comuni che si distinguono sul piano dell’accoglienza.
Il sindaco, Giuseppe Falcomatà, ha le idee chiare su quali possano essere le
azioni da mettere in campo per far sì che i comuni possano sostenere gli oneri
che inevitabilmente derivano dalla gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza
degli stessi. Flussi migratori che, nelle ultime settimane, sono sensibilmente
diminuiti: stando ai dati del Viminale gli sbarchi sono diminuiti del 3,3%
rispetto allo scorso anno. Ma l’impegno e le spese sostenute in seguito al
grande flusso registrato, in modo particolare, nel mese di maggio continuano a
pesare sulle casse del comune. «Reggio Calabria ha dovuto sopperire a una serie
di esborsi» spiega il sindaco a ‘Orientamenti Amministrativi’ «i quali vengono gradualmente e a distanza di
tempo rimborsati dal Ministero dell'Interno tramite la prefettura. Stessa
procedura per le strutture danneggiate nel periodo in cui sono state utilizzate
per l’accoglienza».
Come
nasce la sua proposta?
«La mia proposta nasce in seguito alla valutazione
del sistema della macchina burocratica amministrativa che, così com’è
strutturata, non funziona».
Perché
il sistema non funziona?
«Il punto di maggiore criticità riguarda i
risarcimenti per le strutture vandalizzate in seguito all’utilizzo delle stesse
come centri di accoglienza: centri sportivi, centri civici, scuole in disuso. I
rimborsi arrivano sempre troppo tardi, a distanza di mesi o anni. Le
amministrazioni comunali e, quindi, i cittadini si ritrovano a dover sopportare
una situazione che subiscono, appunto l’immigrazione, indubbiamente con grande
senso di responsabilità, ma rinunciando a delle strutture che diventano
inutilizzabili, in quanto predisposte in origine per un diverso utilizzo».
Si
registrano strutture danneggiate nella città?
«Sì, diverse strutture sono state danneggiate. Tra
queste le riporto l’esempio di un teatro, pronto per essere inaugurato, che nel
mese di maggio (uno dei mesi più difficili in termini di arrivi per Reggio
Calabria, ndr) è stato utilizzato come momentaneo centro di accoglienza e che
ad oggi riporta danni per cento mila euro, cifra che non so quando mi sarà
rimborsata. Il teatro è rimasto chiuso con tutto ciò che questo comporta».
Ci
spieghi meglio in cosa consiste la sua proposta...
«La mia proposta consiste nel diminuire le tasse in
quei comuni che si distinguono sul piano dell’accoglienza e dell’organizzazione
degli arrivi delle navi cariche di migranti. Atteso che questo meccanismo di
erogazione dei contributi arriva tardi, pertanto nell’immediato i cittadini
subiscono un danno, così come le stesse amministrazioni, sarebbe opportuno
diminuire al massimo la quota di competenza dello stato rispetto ai tributi
locali. Molto spesso, infatti, i cittadini si ritrovano a pagare tributi locali
troppo alti per servizi pubblici che sono poco dignitosi».
Ad
esempio?
«Per farle un esempio, se per la bolletta del
trattamento rifiuti (Tari) il cittadino anziché pagare 10 pagasse soltanto 5,
ovvero la quota di competenza del comune, e lo stato non prendesse l’altra parte,
sarebbe un ristoro immediato e una misura premiale rispetto all’atteggiamento
che altri comuni hanno sul tema dell’immigrazione».
Cosa
pensa della collaborazione tra prefetti e sindaci nella gestione dell’accoglienza?
La mia esperienza personale è positiva: in questi
tre anni di amministrazione la collaborazione con il prefetto Michele di Bari è
andata molto bene. Si è sempre parlato di squadra stato nel nostro territorio,
anche nel lavoro di gestione dell’accoglienza migranti. Inoltre, accanto a
questa collaborazione istituzionale, c’è da riconoscere il grande lavoro sul
campo da parte di associazioni di volontariato e di protezione civile.
Una
sua valutazione sul sistema Spar
Ritengo che si tratti di un buon sistema, infatti in
alcuni paesi, soprattutto quelli a rischio spopolamento, il meccanismo dell’accoglienza
diffusa ha dato buone risposte contribuendo ad evitare che quei posti si
potessero spopolare. Oggi, però, il problema non si riesce ad affrontare in
questo modo perché c’è bisogno di un altro tipo di organizzazione. Il
meccanismo premiale come quello da me proposto sarebbe utile ad apportare
ristoro ai comuni, inoltre condivido l’idea del Ministro Minniti di aumentare
il numero dei porti per l’arrivo delle navi. Il terzo punto su cui si dovrebbe
lavorare è la sospensione o la modifica dell’art. 403 del codice civile, secondo
il quale i minori stranieri non accompagnati sul territorio sono di
responsabilità del sindaco e dei servizi sociali. La normativa è stata pensata
quando era necessario individuare un responsabile per i bambini in condizioni
di abbandono e che, oggi, diventa quasi la prassi per la presenza di minori
stranieri sulle navi che giungono nei nostri porti. Tant’è che su una nave di mille
persone, trecento sono minori stranieri non accompagnati. Questo crea grossi
problemi.
Quindi
una soluzione potrebbe derivare in seguito alla modifica dell’art. 403 c.c.?
Trattandosi di una situazione straordinaria
andrebbero sospese le previsioni ordinarie, come quelle dell’art. 403 del
codice civile, oppure lo stesso andrebbe modificato. Diversamente, mi riesce
difficile immaginare che un numero così alto di minori stranieri non
accompagnati possa essere sostenuto.