8 agosto 2017

Immigrazione, strutture e minori non accompagnati: troppi oneri per i comuni. La proposta di Falcomatà

Di Maria Enrica Rubino

Parte da una delle città del sud Italia maggiormente interessate dai flussi migratori dei mesi scorsi, Reggio Calabria, la proposta rivolta al governo di incentivare i comuni che si distinguono sul piano dell’accoglienza. 
Il sindaco, Giuseppe Falcomatà, ha le idee chiare su quali possano essere le azioni da mettere in campo per far sì che i comuni possano sostenere gli oneri che inevitabilmente derivano dalla gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza degli stessi. Flussi migratori che, nelle ultime settimane, sono sensibilmente diminuiti: stando ai dati del Viminale gli sbarchi sono diminuiti del 3,3% rispetto allo scorso anno. Ma l’impegno e le spese sostenute in seguito al grande flusso registrato, in modo particolare, nel mese di maggio continuano a pesare sulle casse del comune. «Reggio Calabria ha dovuto sopperire a una serie di esborsi» spiega il sindaco a ‘Orientamenti Amministrativi’  «i quali vengono gradualmente e a distanza di tempo rimborsati dal Ministero dell'Interno tramite la prefettura. Stessa procedura per le strutture danneggiate nel periodo in cui sono state utilizzate per l’accoglienza».


Come nasce la sua proposta?
«La mia proposta nasce in seguito alla valutazione del sistema della macchina burocratica amministrativa che, così com’è strutturata, non funziona».

Perché il sistema non funziona?
«Il punto di maggiore criticità riguarda i risarcimenti per le strutture vandalizzate in seguito all’utilizzo delle stesse come centri di accoglienza: centri sportivi, centri civici, scuole in disuso. I rimborsi arrivano sempre troppo tardi, a distanza di mesi o anni. Le amministrazioni comunali e, quindi, i cittadini si ritrovano a dover sopportare una situazione che subiscono, appunto l’immigrazione, indubbiamente con grande senso di responsabilità, ma rinunciando a delle strutture che diventano inutilizzabili, in quanto predisposte in origine per un diverso utilizzo».

Si registrano strutture danneggiate nella città?
«Sì, diverse strutture sono state danneggiate. Tra queste le riporto l’esempio di un teatro, pronto per essere inaugurato, che nel mese di maggio (uno dei mesi più difficili in termini di arrivi per Reggio Calabria, ndr) è stato utilizzato come momentaneo centro di accoglienza e che ad oggi riporta danni per cento mila euro, cifra che non so quando mi sarà rimborsata. Il teatro è rimasto chiuso con tutto ciò che questo comporta».

Ci spieghi meglio in cosa consiste la sua proposta...
«La mia proposta consiste nel diminuire le tasse in quei comuni che si distinguono sul piano dell’accoglienza e dell’organizzazione degli arrivi delle navi cariche di migranti. Atteso che questo meccanismo di erogazione dei contributi arriva tardi, pertanto nell’immediato i cittadini subiscono un danno, così come le stesse amministrazioni, sarebbe opportuno diminuire al massimo la quota di competenza dello stato rispetto ai tributi locali. Molto spesso, infatti, i cittadini si ritrovano a pagare tributi locali troppo alti per servizi pubblici che sono poco dignitosi».

Ad esempio?
«Per farle un esempio, se per la bolletta del trattamento rifiuti (Tari) il cittadino anziché pagare 10 pagasse soltanto 5, ovvero la quota di competenza del comune, e lo stato non prendesse l’altra parte, sarebbe un ristoro immediato e una misura premiale rispetto all’atteggiamento che altri comuni hanno sul tema dell’immigrazione».

Cosa pensa della collaborazione tra prefetti e sindaci nella gestione dell’accoglienza?
La mia esperienza personale è positiva: in questi tre anni di amministrazione la collaborazione con il prefetto Michele di Bari è andata molto bene. Si è sempre parlato di squadra stato nel nostro territorio, anche nel lavoro di gestione dell’accoglienza migranti. Inoltre, accanto a questa collaborazione istituzionale, c’è da riconoscere il grande lavoro sul campo da parte di associazioni di volontariato e di protezione civile.

Una sua valutazione sul sistema Spar
Ritengo che si tratti di un buon sistema, infatti in alcuni paesi, soprattutto quelli a rischio spopolamento, il meccanismo dell’accoglienza diffusa ha dato buone risposte contribuendo ad evitare che quei posti si potessero spopolare. Oggi, però, il problema non si riesce ad affrontare in questo modo perché c’è bisogno di un altro tipo di organizzazione. Il meccanismo premiale come quello da me proposto sarebbe utile ad apportare ristoro ai comuni, inoltre condivido l’idea del Ministro Minniti di aumentare il numero dei porti per l’arrivo delle navi. Il terzo punto su cui si dovrebbe lavorare è la sospensione o la modifica dell’art. 403 del codice civile, secondo il quale i minori stranieri non accompagnati sul territorio sono di responsabilità del sindaco e dei servizi sociali. La normativa è stata pensata quando era necessario individuare un responsabile per i bambini in condizioni di abbandono e che, oggi, diventa quasi la prassi per la presenza di minori stranieri sulle navi che giungono nei nostri porti. Tant’è che su una nave di mille persone, trecento sono minori stranieri non accompagnati. Questo crea grossi problemi.

Quindi una soluzione potrebbe derivare in seguito alla modifica dell’art. 403 c.c.?
Trattandosi di una situazione straordinaria andrebbero sospese le previsioni ordinarie, come quelle dell’art. 403 del codice civile, oppure lo stesso andrebbe modificato. Diversamente, mi riesce difficile immaginare che un numero così alto di minori stranieri non accompagnati possa essere sostenuto.