Di Maria Enrica Rubino
Se entro la fine del 2018 non sarà varata la legge
di bilancio per il 2019, le accise potrebbero pesare notevolmente sui conti
delle famiglie italiane. Sembrerebbe una sentenza e forse un po’ lo è. A
giudicare dai tempi di reazione per la formazione del nuovo governo e, non di
meno, dalla crisi istituzionale degli ultimi giorni. Il nuovo governo, che sia
politico, con elezioni a fine luglio o a settembre, o di tregua a guida Cottarelli,
dovrà, infatti, garantire 12,4 miliardi di euro onde evitare gli aumenti dell’Iva
da gennaio 2019. Stesso discorso vale per i rincari previsti dal gennaio 2020
da disinnescare con 19, 1 miliardi. Per disinnescare le clausole dell’Iva
occorrere, quindi, fare debito, ma che è possibile fare solo con la legge di
bilancio.
«Determinante sarà la data delle prossime elezioni»
- spiega a ‘Orientamenti Amministrativi’ il Senatore Antonio Misiani dai banchi
dell’aula del Senato mentre è in atto un acceso dibattito tra le varie forze
politiche - «i rumors delle ultime ore ipotizzano fine luglio o primi di agosto
e in tal caso sarebbero tempi compatibili con il varo della legge di bilancio e
tutto quanto ne consegue. Se si votasse, invece, a inizio settembre questo,
naturalmente renderebbe il percorso più complicato perché la tempistica della
nuova legislatura si sovrapporrebbe con il ciclo di bilancio».
Se
dovesse verificarsi questa seconda ipotesi quale sarebbe il rischio?
«Il rischio sarebbe l’aumento di Ive e accise per 12
miliardi e mezzo nel 2019, cosa che peserebbe all’incirca per 500 euro su ogni
famiglia italiana. Quindi un aggravio molto pesante, effetti negativi sull’andamento
dell’economia perché questo porterebbe a una contrazione dei consumi. Sarebbe
una mazzata che andrebbe risparmiata al Paese».
E
per quel che riguarda gli indicatori di ‘Bes’?
«Gli indicatori sul Benessere equo e sostenibile
sono compresi nel ciclo di formazione del bilancio. Noi li abbiamo analizzati soprattutto
con il DEF che forse dovrebbe arrivare in aula, se non viene sciolto prima il
Parlamento nei prossimi giorni. Tuttavia, sono indicatori che hanno una valenza
soprattutto politica. La grave crisi politica che sta attraversando il Paese,
che ricade innanzitutto sulle spalle di chi le elezioni le ha vinte, Lega e
M5S, sta provocando sin da subito danni notevoli perché il rialzo dello Spread
a livelli record rischia di pesare sulle tasse delle famiglie italiane e poi,
in prospettiva, questo rischia di portare a un brusco aumento della pressione
fiscale con l’attivazione delle clausole di salvaguardia».