Via libera del Consiglio dei ministri al decreto
sicurezza e immigrazione, che unifica i testi su sicurezza e migranti. “Sono
felice. Un passo avanti per rendere l’Italia più sicura. Per combattere con più forza mafiosi e scafisti, per
ridurre i costi di un’immigrazione esagerata, per espellere più velocemente
delinquenti e finti profughi, per togliere la cittadinanza ai terroristi, per
dare più poteri alle Forze dell’Ordine. Dalle parole ai fatti, io vado
avanti!” è il commento a caldo del Ministro dell'Interno, Matteo
Salvini, sulla sua pagina Facebook.
Tra le novità più rilevanti del decreto rientra l’abrogazione
del permesso di soggiorno per motivi umanitari e disciplina di casi speciali di
permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario; la revoca
della cittadinanza a terroristi condannati; il braccialetto elettronico per gli
stalker; maggiori verifiche per il noleggio di furgoni e auto; l’inasprimento
delle pene per coloro che promuovono e organizzano l’occupazione di terreni o
edifici. E poi la revoca della protezione internazionale per coloro che
commettono violenza sessuale, lesioni bravi, rapina, traffico di droga, furto
aggravato, violenza a pubblico ufficiale.
Aumentano i finanziamenti per potenziare le attività
di rimpatrio. Il decreto stanzia 500 mila euro per il 2018 e 1,5 milioni per il
2019 e il 2020.
Quindi, cosa accadrebbe nei casi in cui un cittadino
straniero fosse privo dei requisiti per l’ottenimento della protezione
internazionale? Il decreto stabilisce che verrebbe trattenuto nei Centri di
permanenza per i rimpatri (Cpr) per un periodo massimo di sei mesi, anziché
tre, prima di essere espulso e
rimpatriato. Con il decreto Minniti (17 agosto 2017) è stato istituito un Cpr
in ogni regione, per un totale di 20 strutture da 100 posti ciascuna. Ma nel
caso di sovraffollamento dei Cpr, i migranti potranno essere trattenuti anche
in strutture diverse e idonee nella disponibilità dell’autorità di Pubblica Sicurezza.
Modifiche anche in tema Sprar. Il Sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati non viene smantellato, ma resta in piedi per coloro
che sono già ospitati, come i richiedenti asilo e destinatari di permessi
straordinari temporanei, per i quali è accertato che non siano semplici
migranti economici. Con l’introduzione del decreto, gli Sprar riguarderanno
solo i titolari di protezione internazionale e i minori non accompagnati,
mentre i richiedenti asilo troveranno accoglienza nei centri dedicati (i Cara).
Non si fa alcun riferimento, invece, ai Cas (Centri di Accoglienza
Straordinaria), ovvero quei centri in cui attualmente sono stati sistemati la
maggior parte dei migranti in Italia. Così i progetti di integrazione e
inclusione sociale saranno dedicati solo agli ospiti del sistema Sprar.
Viene stabilita, quindi, nel decreto l’esclusione
del gratuito patrocinio nei casi in cui il ricorso è dichiarato improcedibile o
inammissibile.
Dura la polemica del deputato Fiano (Pd): “Vengono
attaccati alcuni principi costituzionali, viene attaccato lo Sprar, considerato
da tutti il modello migliore di accoglienza, quello più gestibile,
controllabile [...] L’abolizione dell’uso dello Sprar per i richiedenti asilo,
limitandola a coloro già in protezione, con conseguente aumento della
popolazione invece presente nei Cas, per i quali si prevede contemporaneamente
una radicale riduzione di finanziamenti, produrrà un ritorno a mega
concentrazioni di persone, peggioramento delle condizioni di vita interne”.
Foto: Ministero dell'Interno
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